RICORDARE E COMPRENDERE home


Primavera a Roma nel 1821


Alla signora D. Sch.
Roma, 28 marzo 1821

Oggi, dopo un mese, vi abbiamo scritto, sperando di stordirvi contro gli attacchi della potenza ostile sul vostro corpo, parlando delle bellezze di Esperia e specialmente descrivendo i tesori artistici locali. Spesso vi desideriamo con noi, con l’intima certezza che la nuova vita, che qui si guadagna spiritualmente, sarebbe altrettanto buona con voi sul corpo, come con noi.
Elise [la figlia di Müller, pianista] è forte e divertente e mi sento più giovane di 20 anni. Abbiamo avuto bel tempo caldo tutto febbraio. Anche marzo è stato ugualmente amico, anche se freddo, in quanto mancava il sole. Gli ultimi giorni sono stati piovosi. Ma oggi è una bella giornata. Fino alle 10 era ancora nuvoloso.
Poi è penetrato il sole; il vento soffiava da sud – i romani lo chiamano scirocco – e io avevo la tendenza a sudare; davanti agli occhi mi galleggiavano macchie nebulose.
Prima di pranzo andammo dal pittore Catel [Franz Ludwig, tedesco + 1856], per vedere i suoi caldi dintorni di Napoli – e poi, come controparte, da Koch [Joseph Anton, tirolese, + 1839], per le sue regioni glaciali del Tirolo e il Lauterbrunn; lì, il Vesuvio incandescente, il mare a specchio e le arance – qua il bianco ghiacciaio dello Jungfrau, cascate e abeti neri, l’essenza del paesaggio. Strano! È un artista rispettoso delle regole, tranquillo, intelligente, questo caloroso, vivo, fantastico artista; vive in modo socievole, familiare con il mondo – e rimane, questo solitario, pieno di dolore per le confusioni politiche e borghesi – e interessante. – Per un paesaggio di questi pittori, gli inglesi pagano 100 sterline.
Dopo pranzo siamo tornati in Vaticano, ma abbiamo solo confrontato il dipinto di Raffaello con la descrizione del Vasari, letta stamattina.
Un piacere celestiale, quello di poter guardare le bellezze del divino pittore dopo una descrizione così accurata e profonda! Il nostro cavallo baio, sorvegliato da amichevoli piccoli mendicanti, ci stava aspettando sotto il magnifico portico di Vasari, sempre più avanti di noi qualche centinaio di passi – poi siamo arrivati a Porta San Pancrazio – tra i giardini verdi alle spalle del Gianicolo –, a Villa Pamphili, che si trova sul grande acquedotto di Paolo V, ha circa un miglio di circonferenza e ora appartiene alla famiglia Doria o agli eredi di questa ricca casata. v Mi sarebbe piaciuto avere visto con voi la collezione di paesaggi deliziosi di Claude Lorrain (francese, + 1682), Breugt [forse Pieter Bruegel], Salvator Rosa (napoletano, + 1673), Poussin [Nicolas, francese + 1665], Tempesta [Antonio, fiorentino, + 1630], Paul Brill [fiammingo, + 1626], per sentire il vostro giudizio formato. Pensate, una grande sala è piena di Poussin! – nel palazzo della città stessa. Ma ora torniamo alla villa!
Tutto era verde – c’erano rose e siepi ovunque – di tasso, di alloro e di ortensie tra querce sempreverdi. Nuova festa era per noi il vedere gli alti alberi di alloro che, come i nostri i tigli, stanno fiorendo di giallo. Andammo su e giù per le colline, guardammo le numerose fontane artistiche, piene di raggi, in ogni sorta di forma artificiale. Arrivammo all’alta pineta, solitaria, ariosa: alti tronchi torreggianti sotto i loro bellissimi baldacchini verdi – il verde prato sotto di loro era ancora macchiato di violette che incantarono Elise. Nel frattempo, ho raccolto alcune piante rare per il prof. Mertens [Karl Heinz, botanico tedesco + 1830]. – Anche il cavallo baio si è rinfrescato nel giovane trifoglio.
O amica, voi avreste visto i prati freschi tra i boschi di alloro e agli specchi d’acqua, dighe e canali – ricamati all’esterno con anemoni e ranuncoli colorati –, i cactus a somiglianza di parti dell’uomo (le orecchie Giuda) con foglie lunghe 2 piedi e rossastri, i mandorli in fiore e i peri a fioritura bianca – e udito il rumore gioioso di una decina di ragazzi condotti da un giovane sacerdote a giocare, e gli usignoli in una valle appartata, l’acquedotto in mezzo – e poi via su un’alta terrazza sopra la città – e avreste potuto vedere le montagne blu di Albano e Tivoli e dietro di loro il dorso degli Appennini coperti di neve.
Se voi foste stata con me avreste confessato: “Italia sei un bel paese, tale nel mondo dell’arte, e tale nella natura che il resto del mondo non può dimenticare facilmente! – Impari tante cose nuove in tutte le ville rassomiglianti e ti vengono in mente tante cose meravigliose. Un esempio è dato dalla Villa Albani di Winckelmann [Johann Joachim, storico e archeologo tedesco + 1768], che abbiamo visitato otto giorni fa. Si trova fuori Porta Pinciana. Le strade corrono lassù – con le alte case dove vivono artisti tedeschi, tra cui Thorvaldsen [Bertel, scultore danese + 1844]. Fuori da queste tranquille abitazioni (viaggiano qui poche vetture) si dispone di bella aria sana in vista della città, a nord del monte Gianicolo, Monte Mario e nel mezzo dell’alta cupola di San Pietro. –
Ma prima di arrivare all’ingresso esterno di questa Porta, si deve ancora percorrere un lungo tratto che va tra le mura di grandi giardini, alla fine del quale si trova Villa Ludovisi, con l’opportunità di molte belle panoramiche – che tuttavia, difficilmente si ottengono per il troppo capriccioso proprietario –. Finalmente, oltre la porta esterna, sull’alta forcella, arrivammo ai cancelli di Villa Albani.
In questa spaziosa villa, arredata con gusto francese, ci sono ampie divisioni architettoniche regolari, splendide pareti di siepi, specchi d’acqua ricoperti di marmo, fontane vivaci con acqua corrente, che sono necessarie per l’irrigazione. Il giardino si estende verso una valle. La vegetazione mostra un buon terreno, boschetti, prati e fiori freschi in primavera. Dalle doviziose sedi degli aranceti, fiori e frutti d’oro emanavano odori amabili in tutto il giardino.
Il bel palazzo dei divertimenti (casino) è costruito in bello stile e forma, con l’arcata semicircolare, un grande, accogliente insieme. In questo portico aperto abbiamo già trovato molti oggetti d’antiquariato eccellenti, anche se hanno perso gran parte della loro levigatezza esteriore.
Il sovrintendente ci aprì il vero tesoro che il tempo a disposizione non permise di godere ragionevolmente. Il vecchio proprietario borghese era un mecenate e un amico di Winkelmann e Mengs [Anton Raphael, pottore boemo + 1779]. – In queste sale hanno vissuto tali meravigliosi tedeschi, hanno pensato come maestri d’arte –, e nelle belle stanze hanno riposato! Queste camere sono state decorate con grazia e gusto, le opere d’arte selezionate e sparse! Qui Winkelmann, onorato da principi, cardinali e artisti, ha scritto le sue opere immortali, e qui Mengs ha eseguito i suoi dipinti più belli in un piacevole svago, pieno di entusiasmo. –
Per prima cosa voglio guidarvi attraverso la bella casa dall’architettura più pretenziosa, attraverso le grandi sale sottostanti, poi attraverso 14 stanze raffinate e allo stesso tempo confortevoli.
Nel portico dell’edificio centrale principale, tra magnifici pilastri di granito, è possibile vedere i busti di Vespasiano, Tito e altri sei imperatori. All’ingresso ci sono bellissime cariatidi, basi, sarcofagi. Le singole colonne delle sale sono fatte con le pietre della migliore varietà, le brecce egiziane, un altamente misterioso conglomerato dei più colorati frammenti di marmo. Erano dapprima rocce calcaree – rosse, verdi, gialle, marroni, bianche, nere, monocrome, poi sono state sbriciolate con la forza, rotolate nell’acqua, unite di nuovo da un rivestimento di calcare e indurite in una massa, che ora ha preso lo smalto più lucido. Ma ciò che rende questa breccia ancora più enigmatica è la mescolanza di pezzi di granito, di sienite e di porfido. Si possono vedere anche tutte le altre marmorizzazioni rare, l’alabastro orientale, rosso – giallo – verde antico – come una porta, e le pareti rivestite e i pavimenti.
Nelle sale a volta mi sono piaciuti: un sacerdote etrusco di marmo colorato siciliano, Bacco con la vite, la testa di Tolomeo, una donna satiro (che strano?), la Diana di Efeso, con le gambe avvolte all’egiziana; dal loro corpo escono molte piccole figurine, buoi, maiali, cervi e teste di capra; il petto è costellato di molte mammelle, frutta e ornamenti di ciliegie sopra per il collo (la testa e le mani sono di bronzo) – Una musa che tiene l’arpa d’Apollo sul suo ginocchio. – Venere e Faustina (ovviamente modelli delle opere di Canova), Teseo che strangola il bue; l’uccisore di Cesare con una faccia brutta e scura. Più piacevoli sono Iside, Alessandro Magno, Annibale, Leonida, Scipione, Temistocle – Che società! –
E ora nella fila superiore delle stanze, quale regno, quale varietà istruttiva! Da ciascuna di esse solo cose specifiche! Ad esempio, il secondo studio contiene arazzi: opere delle Fiandre tessute nel 1743 da Duranti; il terzo, dei paesaggi; il quarto Diana e Pallade, vestite con alabastro orientale, Ercole e Minerva di bronzo; il quinto, il canopo con piccoli bassorilievi di basalto verde e un Perseo greco; il sesto, una stanza d’angolo, paesaggi e cacce; il settimo, altrettanto, opere più piccole; l’ottavo il bellissimo Antinoo, di ritorno da Parigi; il nono, una grande sala, Giove e Minerva, maestosi, il soffitto di Mengs, Apollo con le Muse, il suo più grande capolavoro; Marco Aurelio e Faustina bassorilievo; il decimo, paesaggi e vedute di buoni pittori; l’undicesimo, una sacerdotessa etrusca con le trecce sulle spalle, statue – le teste di Euripide e Anacreonte; il dodicesimo, Apollo e Diana statue – Pindaro, Saffo, Corinna, Numa, teste; il tredicesimo belle colonne scannellate di alabastro, – un baccanale, bassorilievo da un sarcofago; il quattordicesimo, l’angolo più intersecante, contiene proprio questo. Gli antichi hanno spesso ambientato scene divertenti o violente sopra i sarcofagi, per esempio la nascita di Bacco, la guerra delle Amazzoni, il Ratto di Proserpina. – Tra le cose importanti ci sono anche dei bellissimi vasi – grandi tazze di marmo, di sienite e con delizioso smalto”.

Traduzione di Paola Ircani Menichini, 24 maggio 2019. Tutti i diritti riservati.


Wilhelm Christian Müller, Briefe an deutsche Freunde von einer Reise durch Italien, über Sachsen, Böhmen und Oestreich 1820 und 1821 geschrieben und als Skizzen zum Gemäl-de unserer Zeit, Altona 1824, p. 643 ss.